Per fare più chiarezza sul legame tra lievito e digestione dobbiamo prima di tutto fare un passo indietro e capire meglio che cos’è la fermentazione. Questo processo è conosciuto fin dall’antichità perché veniva utilizzato come mezzo di conservazione dei cibi in mancanza dei moderni frigoriferi: la presenza di alcuni microrganismi, infatti, ostacolava la crescita di quei batteri che sono alla base del deperimento degli alimenti.
In natura si possono distinguere due tipi di fermentazione: quella lattica e quella alcolica.
La fermentazione lattica è quella, per esempio, attraverso cui otteniamo lo yogurt e consiste nella trasformazione del lattosio in acido lattico. Proprio questo richiamo riesce già a farci intuire che la fermentazione può essere considerata come sinonimo di benessere. Lo yogurt, infatti, è uno dei prodotti che è maggiormente in grado di garantire la regolarità e l’equilibrio del nostro intestino.
E nel caso della fermentazione alcolica, invece? Quest’ultima consiste in un processo attivato dal lievito in assenza di ossigeno che permette di liberare l’energia contenuta dal glucosio, sviluppando alcol e anidride carbonica. Grazie a questo processo, il lievito diviene il protagonista incontrastato della preparazione di alcuni dei prodotti più importanti che ci sono sulla nostra tavola. Questi, infatti, acquisiscono alcune delle loro caratteristiche proprio grazie alla fermentazione. Stiamo parlando del vino, della birra, del pane e della pizza. Il lievito, in altre parole, è portatore sano di quegli aspetti che hanno reso questi prodotti un must della nostra dieta alimentare. Solo per fare due esempi, il sapore del vino e la morbidezza del pane sono legati proprio a questo processo.